Se da un lato le persone amate che ci hanno lasciato non si dimenticano mai, la vita di chi resta può essere ricca, gratificante e felice.
Helen Fitzgerald
Il termine suicidio deriva dal latino suicidium, che significa “uccisione di se stessi”. Si tratta dell’atto volontario con cui una persona procura la propria morte. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che ogni anno un milione di persone muoia per suicidio. Questo equivale a circa 3000 morti al giorno, superando di gran lunga i decessi causati da omicidi o guerre.
Il suicidio è un fenomeno complesso, spesso legato a un disagio psichico significativo. Anche senza una diagnosi formale di disturbo psicopatologico, molte persone che si tolgono la vita hanno probabilmente sofferto di disturbi dell’umore, come depressione o disturbo bipolare. Questi disturbi, se riconosciuti e trattati tempestivamente, non rappresentano un rischio per la vita.
Esistono inoltre fattori genetici legati al rischio suicidario: pur non essendo stati identificati specifici “geni del suicidio”, i figli di persone con disturbi dell’umore possono essere più predisposti a sviluppare condizioni simili.
È fondamentale riconoscere i segnali di un potenziale rischio suicidario, che includono:
Perdere una persona cara a causa di un suicidio è un’esperienza devastante. I sopravvissuti si trovano spesso a oscillare tra sensi di colpa, rabbia e vergogna, emozioni che possono bloccare il processo naturale di elaborazione del lutto.
Rimuginare su cosa si sarebbe potuto fare per evitare la perdita è comune, ma rischia di trasformare il lutto in un trauma. Prima che questa esperienza possa essere vissuta come un lutto “normale”, possono trascorrere anni.
Quando un bambino perde un familiare per suicidio, è fondamentale comunicare la notizia in modo adeguato e tempestivo. Spesso si tende a proteggere i bambini nascondendo la verità, ma questo atteggiamento può ostacolare il processo di elaborazione. I bambini sono capaci di comprendere il concetto di morte se spiegato con parole semplici e adatte alla loro età.
Una comunicazione onesta, coerente e rispettosa dei loro tempi è essenziale per mantenere un rapporto di fiducia. L’uso di storie semplici, che possano essere ripetute nel tempo, aiuta i bambini a dare senso a ciò che è accaduto.
Il suicidio è un’esperienza profondamente traumatica. Il trattamento con EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) si è rivelato efficace nell’elaborazione del lutto traumatico. Attraverso la stimolazione bilaterale, l’EMDR aiuta il cervello a integrare ricordi frammentati e a trasformare le emozioni disfunzionali, come colpa, vergogna e rabbia, in emozioni ecologiche legate alla perdita.
L’intervento con EMDR permette di
Sopravvivere a un suicidio non è facile, ma è possibile trovare un significato e ricostruire una vita gratificante. I bambini e gli adulti sopravvissuti hanno bisogno di spazi sicuri in cui condividere il dolore, la colpa e la vergogna, per trasformare il lutto in un percorso di elaborazione e riparazione.
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