Dall’amare in presenza all’amare in assenza
( Thomas Attig )
Lutto e Trauma
La perdita di una persona cara rappresenta un esperienza soverchiante e dolorosa che attraversa varie fasi passando dalla negazione all’accettazione. Nonostante le emozioni siano estremamente faticose generalmente le persone sono in grado di elaborare gli eventi di perdita ed avviare il lutto in modo naturale verso la sua risoluzione . I tempi del lutto sono soggettivi , ma in quasi tutti gli individui dopo due anni da una perdita è comune ricominciare a vivere integrando la perdita nel se senza essere più turbati emotivamente nel presente . Purtroppo spesso l’elaborazione si blocca a causa della sua natura Traumatica ( perdite precoci, morte violenta come suicidio o omicidio, più lutti consecutivi , relazione complicata con il defunto prima della perdita ) e questa esperienza può diventare un trauma con una compromissione del funzionamento emotivo cognitivo e fisico delle persone che lo hanno subito . Per questa ragione il nostro obiettivo é fornire un trattamento specifico con EMDR che si è dimostrato essere un metodo molto efficace per l’elaborazione del lutto .
Bambini, adolescenti e genitori saranno i destinatari del trattamento di cura poiché il lutto non è solo un esperienza traumatica soggettiva ma ha una ricaduta sia sul presente che sulle future relazioni . Tra gli esiti di un lutto non elaborato infatti come suggerisce la ricerca c’è il PTSD , la disorganizzazione dell’attaccamento e la dissociazione.
Destinatari : bambini adolescenti e genitori che hanno subito un lutto traumatico ; figure di riferimento del bambino (genitori, insegnanti, educatori) che dovranno essere aiutati a comprendere le normali reazioni del bambino alla morte e intervenire in modo efficace nella fase acuta in modo da poter normalizzare le comuni reazioni e prevenire un blocco nell’elaborazione ; coloro che abbiano subito perdite traumatiche da eventi catastrofici ( terremoto, disastri naturali , terrorismo)
Lo strumento clinico d’elezione sarà l’EMDR.
Sono previsti gruppi terapeutici di bambini e adolescenti che hanno vissuto esperienze di perdite traumatiche e che saranno trattati con EMDR di gruppo.
Interventi nella fase acuta: Nella fase iniziale di un lutto all’interno di un nucleo familiare, si possono attuare degli interventi per affrontare e superare la crisi, sostenendo la famiglia nei compiti che questa fase richiede e attenuando i fattori di rischio che possono ostacolare o bloccare il lutto. Tali interventi avranno lo scopo di prevenire o ridurre l’impatto potenzialmente negativo degli stress estremi che possono causare un trauma psicologico, così come di evitare il rischio che il processo del lutto non si svolga normalmente e conduca a patologie psichiche che richiedano un vero e proprio trattamento psicoterapeutico o psichiatrico.
Il lutto nei bambini
L’elaborazione del lutto è uno dei processi più complessi affrontati dall’essere umano, proprio perché, conseguentemente ad una difesa primaria, il concetto di perdita definitiva non viene contemplato dalla nostra mente fino al momento in cui questa perdita non diventa reale.
Le fasi del lutto
Sulla base della prospettiva di Bowlby (1980) è possibile individuare 4 fasi di elaborazione del lutto, durante le quali possono essere importanti alcuni tipi di intervento per facilitare il processo:
- Al momento della notizia della morte della persona cara, si tende a sperimentare stordimento ed incredulità rispetto a quanto avvenuto. La durata di questa fase iniziale di shock può variare da qualche ora a una settimana, ed è spesso caratterizzata da forti emozioni di rabbia e dolore. Il bambino in questo periodo potrebbe evitare tutto ciò che gli ricorda l’evento. È questa una difesa della mente, che cerca un modo per non essere soverchiata dal dolore. In questi momenti è utile un intervento di tipo psicoeducativo sul tema della morte che permetta il riconoscimento e la validazione delle emozioni.
- Durante la seconda fase, la persona da un lato prende atto della realtà della perdita, manifestando disperazione e angoscia, e da un altro rifiuta questa consapevolezza, alimentando dentro di sé la speranza che la persona morta possa ritornare. In questi momenti si reagisce con intensa rabbia, che rappresenta, in termini evoluzionistici, l’emozione attraverso la quale si muovono le energie utili al ricongiungimento della figura d’attaccamento. Questa fase può durare da qualche mese a qualche anno. L’emozione della rabbia andrà non solo accettata da parte del bambino, ma anche saputa gestire attraverso strategie efficaci, identificandone i segnali. Intervenire in questo modo consente al bambino di esprimere questa emozione in modo più adeguato senza sentirsene in colpa.
- Successivamente avviene la definitiva consapevolezza della perdita, durante cui si sperimentano disperazione e apatia che possono spesso portare a difficoltà di concentrazione, ritiro sociale, perdita di interesse per i progetti futuri, problemi di sonno e di alimentazione. I bambini sperimentano una grande paura di dimenticare la persona morta e vanno quindi aiutati a mantenere il ricordo attraverso racconti, disegni dei momenti passati insieme alla persona cara. Per evitare che il bambino possa però idealizzare la persona che ha perduto, é utile mettere il ricordo nella giusta prospettiva senza evitare anche le eventuali difficoltà nella relazione con quella persona.
- Nella quarta ed ultima fase dell’elaborazione del lutto si inizia ad attuare una riorganizzazione interna, adeguata alla realtà. Avviene così il recupero dell’interesse verso le attività svolte e di una nuova progettualità, che indica il superamento della ricerca della persona persa e della speranza che questa possa tornare.
L’elaborazione del lutto nei bambini può essere tuttavia molto più complessa e problematica rispetto a quella degli adulti, soprattutto nel caso in cui la perdita riguardi una delle principali figure di attaccamento.
Sono molteplici le variabili su cui è importante soffermarsi e che coinvolgono gli aspetti cognitivi, emotivi e di riadattamento del sistema familiare e sociale sia del bambino che delle altre figure di riferimento che hanno subito la perdita.
Ogni esperienza di perdita è diversa e diversi sono i fattori che influenzano l’effetto che la morte avrà sul bambino. Prima di tutto le circostanze esterne che hanno caratterizzato la perdita, come ad esempio il modo in cui questa è avvenuta, se cioè è stata improvvisa o attesa, quanto e se il bambino è stato reso partecipe e la qualità del sostegno emotivo e delle risorse esterne di cui ha potuto disporre nel momento successivo alla perdita. Tra le circostanze interne al mondo del bambino invece è importante considerare: la capacità cognitiva del bambino, influenzata in gran parte dalla sua età cronologica, le sue risorse emotive la qualità del legame che il bambino aveva con la persona deceduta.
E’ inoltre importante ricordare che mentre l’elaborazione del lutto negli adulti segue delle fasi più lineari, nei bambini i tempi sono molto diversi, generalmente più brevi, proprio a causa dei forti sentimenti che vivono relativamente alla perdita e alle difese che mettono in atto in modo repentino per non essere sommersi da una sofferenza schiacciante.
Il lutto e le emozioni coinvolte
Sono proprio le emozioni che i bambini vivono i principali segnali che ci permettono di comprendere se e in che momento il bambino può aver bisogno di un aiuto esterno per affrontare il processo di elaborazione del lutto.
Il sentimento di rifiuto o negazione, nonostante sia legittimo nei momenti immediatamente successivi la perdita, può essere un importante segnale di allarme che ci fa capire come il bambino, con le sole risorse personali e relazionali non riesca comunque ad integrare quella perdita nel suo stato mentale.
Il dolore e la tristezza sono probabilmente i sentimenti più tipici del processo di elaborazione del lutto ma nei bambini possono comparire inaspettatamente anche molto tempo dopo la perdita della persona cara, segno di una mancata elaborazione della stessa, e cosa ancora più importante possono essere espressi attraverso alcuni comportamenti di ritiro cui genitori e insegnanti dovrebbero prestare attenzione, come la scarsa concentrazione a scuola, la tendenza all’isolamento, dei cambiamenti nelle abitudini alimentari o nel rendimento scolastico.
Anche il senso di colpa può essere un sentimento problematico che interferisce nel processo di elaborazione: molti bambini infatti, non riescono a lasciare andare la persona cara per dei problemi irrisolti o ancora, essendo in alcune fasi dello sviluppo influenzati dal pensiero magico, possono credere di aver causato loro stessi con un comportamento sbagliato l’abbandono della persona cara.
La rabbia per essere stati abbandonati, è un’altra delle emozioni tipiche e può essere rivolta verso sé stessi, la persona morta o gli altri, e in alcuni casi può rappresentare una strategia di distacco dagli “altri significativi” per la paura di subire un’altra perdita. Molto spesso, durante l’anno successivo la morte, soprattutto in corrispondenza delle ricorrenze o di eventi significativi è possibile che i bambini si sentano profondamente arrabbiati per essere stati abbandonati e quindi per essere diversi rispetto ai coetanei. In questi casi può essere funzionale trovare dei mezzi alternativi per far esprimere la rabbia ai bambini come l’utilizzo del diario o del disegno.
Anche l’emozione della paura, di perdere l’altro genitore o di morire loro stessi, fa parte del processo di elaborazione del lutto. E’ possibile che questa si esprima attraverso il bisogno costante della vicinanza dell’altro genitore, soprattutto durante la notte. E’ importante in questi casi che i bambini capiscano che ci sarà sempre qualcuno che si prenderà cura di loro anche se nessuno vorrà mai prendere il posto della persona deceduta.
Le emozioni fin qui descritte possono essere provate tutte insieme, generando così nel bambino uno stato di confusione. In questi casi può essere utile permettere al bambino di esprimere attraverso qualunque modalità la sua sofferenza o anche i suoi sensi di colpa per un momento felice che egli sente incompatibile con la perdita subita.
La comprensione della morte nei bambini
Gli studi che si occupano di indagare quanto i bambini possano capire della morte ha messo in luce che fino ai 5 anni di età questa viene concepita esclusivamente come assenza ma non è ancora possibile integrare il concetto di irreversibilità dell’evento.
Nonostante i bambini sotto i 2 anni non possano assolutamente comprendere il concetto di morte, percepiscono e vivono fortemente il senso di assenza e mancanza e sono estremamente sensibili agli stati emotivi negativi delle persone che li circondano. Le reazioni alla morte si esprimono quasi esclusivamente attraverso il canale non verbale, attraverso il pianto, disturbi del sonno o dell’alimentazione, irritabilità, giochi ripetitivi o bisogno continuo di vicinanza. In questi casi avere delle figure di riferimento che stiano vicine al bambino, abbracciandolo e rassicurandolo può rappresentare la più grande fonte di sostegno per la forte mancanza provata.
Dai 3 ai 5 anni i bambini cominciano ad avere una visione della morte più strutturata anche se è ancora lontana la possibilità di concepirla come definitiva e irreversibile. Il pensiero magico tipico di questa età può portarli a credere che la persona morta ritornerà e che loro possano aver fatto qualcosa di sbagliato che abbia portato la persona deceduta a volersene andare.
Dai 6 ai 9 anni il concetto di morte comincia ad assumere caratteristiche più realistiche: intorno ai 7 anni compare il concetto di irreversibilità e la morte viene vista come cessazione delle funzioni vitali. Verso gli 8 anni compare il concetto di universalità della morte e tra le cause della morte vengono contemplate anche le morti accidentali oltre che la semplice vecchiaia. Le reazioni in questa fascia di età si costruiscono attorno alla rabbia per essere stati abbandonati e anche il senso di colpa può essere forte in quanto possono vivere la morte come un abbandono conseguente ad una loro azione sbagliata. È molto importante essere chiari in questa fascia di età, cercare di rendere i bambini partecipi di quello che è successo alla persona deceduta e fornire loro conforto e protezione nei momenti di difficoltà.
Intorno ai 10-12 anni la morte è riconosciuta in tutte le sue caratteristiche: le reazioni emotive dei bambini possono essere forti e soverchianti e possono assumere ruoli adultizzati, diventando ad esempio iperprotettivi nei confronti del genitore rimasto in vita. Dopo i 12 anni la morte viene riconosciuta in tutta la sua complessità ed interezza e alle forti emozioni negative che la caratterizzano si possono accompagnare i disagi tipici della pre adolescenza e adolescenza. In quest’ultima fase è possibile che i ragazzi preferiscano vivere il loro dolore con il gruppo dei pari ed è importante che gli adulti accettino questo bisogno senza ostacolarlo e senza vederlo come un tradimento della lealtà e del legame familiare. L’insicurezza rispetto alla propria identità può caratterizzare la fase dell’adolescenza e durante l’elaborazione del lutto il ragazzo può vivere sentimenti ambivalenti nei confronti delle persone care che vanno dal rifiuto alla rabbia al bisogno di vicinanza e di prendersi cura di loro.
Come comunicare la morte ai bambini
Il lutto è un momento estremamente delicato e a volte, gli adulti nel tentativo di proteggere il bambino dalla sofferenza inevitabile cercano di tenerlo all’oscuro di tutto ciò che gravita attorno alla perdita. Questo atteggiamento può essere controproducente perché impedisce al bambino di vivere adeguatamente la perdita della persona cara, ostacolando e a volte bloccando il naturale processo di elaborazione del lutto.
Per questo motivo può essere importante tenere a mente alcuni punti da seguire quando si deve comunicare al bambino la morte di una persona cara:
- La notizia dovrebbe essere comunicata da una persona molto vicina al bambino, possibilmente un genitore o comunque una persona di cui si fida profondamente e con cui sente di potersi lasciare andare al dolore.
- La notizia dovrebbe essere comunicata il prima possibile con parole chiare e che non possano essere equivocate. L’adulto deve essere preparato alla forte sofferenza che vivrà il bambino, e non esistendo nessun modo per evitarla, l’unica cosa che chi comunica la notizia può fare è stargli vicino, confortandolo e accudendolo in questo momento di forte dolore.
- È inoltre molto importante che il bambino venga messo in condizione di scegliere se partecipare o meno ai riti commemorativi: l’adulto in questo caso può cercare di spiegare al bambino di cosa si tratta, cosa succederà durante quei momenti e lasciarlo libero di scegliere. Se questo non fosse possibile, sarebbe comunque utile organizzare un piccolo rito commemorativo solo per il bambino in modo che anche lui possa dare l’ultimo saluto alla persona cara.
Cosa può fare la scuola ?
Quando avviene un evento così traumatico come la morte di una persona cara per un bambino è fondamentale anche il ruolo delle insegnanti e dei compagni di classe. Queste figure che ruotano attorno ai bambini possono infatti diventare delle risorse fondamentali durante tutta la durata dell’elaborazione del lutto. Nonostante la complessità della situazione potrebbe essere utile per gli insegnanti tenere presente dei piccoli accorgimenti cui fare riferimento per affrontare al meglio la perdita di una persona cara da parte di un alunno:
- Conoscere le possibili reazioni dei bambini
È importante per gli insegnanti essere documentati sulle possibili e molteplici reazioni che i bambini possono avere davanti la perdita di una persona cara. I bambini soffrono poco alla volta e i loro stati emotivi spesso si esprimono maggiormente attraverso comportamenti insoliti con chiusura emotiva o calo del rendimento scolastico. In questi casi è importante che l’insegnante cerchi di leggere oltre questi comportamenti, vedendoli magari come una richiesta di aiuto implicita del bambino.
- Parlare con il bambino prima del suo rientro a scuola
Una delle cose più importanti per un bambino quando perde una persona a lui molto cara è che l’ambiente sia prevedibile ; è per questo che potrebbe essere molto utile per gli insegnanti parlare con il bambino prima del suo rientro in classe per capire cosa vorrebbe che gli altri compagni sapessero relativamente alla sua perdita.
- Parlare con la classe
Parlare con gli alunni prima che il bambino rientri a scuola permette loro di esprimere i sentimenti riguardo quella situazione e riguardo la morte in generale. Anche far leggere dei libri che possano aiutare ad affrontare questo tema o guardare dei film può fornire degli importanti stimoli di riflessione per i bambini. Una domanda che potrebbe essere fatta è come ciascun bambino vorrebbe che gli altri si comportassero in una situazione simile: questo dovrebbe stimolare la già sensibile capacità dei bambini di capire lo stato emotivo altrui, dando anche possibili soluzioni per aiutare il compagno in difficoltà.
- Essere flessibili e ascoltare l’alunno
La flessibilità è quasi d’obbligo in questi casi: è possibile infatti che le forti emozioni provate dal bambino lo portino ad avere difficoltà di concentrazione, a sentire il bisogno in alcuni momenti di stare da solo o aver voglia di tornare a casa. È importante che in queste situazioni gli insegnanti si mostrino sensibili e rispettosi dello stato d’animo del bambino senza forzarlo ma facendogli capire che loro sono lá per lui, qualora ne sentisse il bisogno.
- Regole e routine
Nonostante il lutto tuttavia, il bambino dovrà continuare a rispettare le regole, mantenendo le solite routine: anche se questo potrà essergli difficile nei momenti iniziali, sarà sempre un buon contenitore in quanto gli fornirà un ambiente sicuro e prevedibile.
- L’espressione dei sentimenti
È importante che l’insegnante favorisca l’espressione delle emozioni e dei sentimenti, anche di quelli negativi di modo tale che i bambini si possano sentire liberi di parlarne e di confrontarsi con un adulto che li possa ascoltare ed eventualmente contenere.
- Prestare attenzione ai campanelli d’allarme
Ci sono alcuni comportamenti che devono essere letti come dei possibili segnali di una situazione di disagio che va oltre il normale processo di elaborazione del lutto cui l’insegnante deve prestare attenzione per poi poterne parlare con il genitore o con chi si occupa del bambino. Tra questi ad esempio la paura del bambino di tornare a scuola per non allontanarsi dal genitore superstite; comportamenti regressivi a fasi precedenti della crescita come enuresi, richieste continue di aiuto o una ridotta autonomia; sintomi somatici come frequenti mal di pancia o mal di testa; umore sempre molto triste.
Questi piccoli accorgimenti possono diventare molto utili agli insegnanti e possono rendere più semplice l’elaborazione del lutto nel bambino che in questo modo potrà percepire il sistema scolastico come un ambiente contenitivo e rispettoso del forte dolore che sta provando.